mercoledì 23 novembre 2011

Come in un armadio

Ora me ne vorrei proprio stare al buio. Zitta. Come da bambina quando sognavo di vivere in un armadio. Un armadio alto pieno di scomparti. Buio, lungo e contorto.
Senza campanello perché non mi avrebbe cercato nessuno.
Invece sto qui, perché avrei da fare e solo il fatto di stare qui fa sempre che io lo stia facendo.
Stare davanti al portatile a battere tasti. È questo che dovrei fare ed è questo che sto facendo, no? Però qui continuano a parlare e allora io alzo la musica, la musica che non voglio ascoltare.
Perché non c'è niente che voglio ascoltare.
Non voglio tornare a casa, non voglio ascoltarti dire che qualcosa non va, perché non è una cosa bella da dire e poi già la so.
Io non voglio proprio tornare a casa perché non c'è il buio, non c'è il silenzio e non c'è nemmeno il vuoto di quell'armadio. Io la casa la voglio così. Vuota. Una casa dove non si mangia, dove non si piscia, dove si fa fatica pure a dormire. È una casa dove stare e basta.
E non voglio stare nemmeno in ufficio. E non voglio stare nemmeno con lei – pensi questo vero? Sbagli, anche questo mi fa paura. Non voglio stare da un'altra parte, oggi non voglio stare e basta.

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