Ora me ne vorrei proprio stare al buio. Zitta. Come da bambina quando sognavo di vivere in un armadio. Un armadio alto pieno di scomparti. Buio, lungo e contorto.
Senza campanello perché non mi avrebbe cercato nessuno.
Invece sto qui, perché avrei da fare e solo il fatto di stare qui fa sempre che io lo stia facendo.
Stare davanti al portatile a battere tasti. È questo che dovrei fare ed è questo che sto facendo, no? Però qui continuano a parlare e allora io alzo la musica, la musica che non voglio ascoltare.
Perché non c'è niente che voglio ascoltare.
Non voglio tornare a casa, non voglio ascoltarti dire che qualcosa non va, perché non è una cosa bella da dire e poi già la so.
Io non voglio proprio tornare a casa perché non c'è il buio, non c'è il silenzio e non c'è nemmeno il vuoto di quell'armadio. Io la casa la voglio così. Vuota. Una casa dove non si mangia, dove non si piscia, dove si fa fatica pure a dormire. È una casa dove stare e basta.
E non voglio stare nemmeno in ufficio. E non voglio stare nemmeno con lei – pensi questo vero? Sbagli, anche questo mi fa paura. Non voglio stare da un'altra parte, oggi non voglio stare e basta.
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