martedì 3 gennaio 2012

L'eterno ritorno delle patatine.

Mi vengono su le patatine.
Ho riempito il piatto per non lasciarlo vuoto e poi l'ho svuotato per non lasciarlo pieno. Poi l'ho riempito di nuovo e svuotato un'altra volta, sempre per le stesse ragioni.
E ho messo in bocca per non lasciare la bocca vuota. Un po' di patatine, un po' di parole, poi ancora patatine poi discorsi vuoti portati avanti dall'alcol.
Abbiamo anche riso e ci siamo sentiti vagamente simili, in realtà la serata l'abbiamo riempita come le nostre bocche, tutti e due, perché non volevamo stare da soli. Non era il momento.
Se ripenso a tutte le parole mi vengono su anche loro come le patatine e la salsa guacamole e i tacos e i cubetti di formaggio che poi erano più parallelepipedi e la mortadella tagliata a pezzi ma non abbastanza per separarli e l'insalata il patè d'olive i taralli la pizza e tutto quel ghiaccio che annacquava il mio spritz. Sempre troppo dolce, sempre troppo acqua. Il tutto senza virgole, senza intervalli. Patatina tacos guacamole tacos guacamole patatina patatina.

Non c'ho abbastanza fegato per cambiare ora, mi basta giusto a digerire tutte le schifezze di quest'aperitivo. O forse se veramente credessi di poter stare meglio di così le infilerei due dita in gola per vomitare tutto. È che in fondo non sto così male, era solo lo stomaco sottosopra, era solo una giornata storta. E poi domani è tutto diverso, domani non è così. Ci vediamo domani.

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