domenica 15 dicembre 2013

Ho fatto il backup

Era più di un anno fa e la pensavo così.

"È così. In un anno è cambiato tutto.
La casa anche tre volte, la taglia dei pantaloni, la seconda persona singolare.
Il numero di scarpe è diverso. È incredibile perché i piedi non crescono come le unghie.
Mi piace pure il melone, e non mi sforzo, ci tolgo i semi e lo sgranocchio di gusto come se fossi un topo. Mangio anche le carote cotte e non riesco a guardare più in là, e non ho mai avuto bisogno degli occhiali né di salire in punta di piedi. Forse dovrei smetterla di ostinarmi a portare scarpe basse, forse il tacco aiuterebbe.
Poi parliamo, mentre bolle l’acqua e dopo pranzo, quando Paolo suona. Io non capisco mai quando è l’ora di andare via. Ho paura di sentirmi a casa. Allora mi siedo sul bordo della sedia e tento di cogliere segnali che non ci sono, nessuno mi chiede di andarmene.
Io non mi capacito del perché. Torno alla mia fermata. Casa. Mi sento come se stessi aspettando, che poi c’è chi aspetta anche al capolinea.
I saldi sono finiti e il senso non l’ho trovato. Penso che lo comprerei anche a prezzo pieno."

Sto per cambiare casa di nuovo.

domenica 23 dicembre 2012

Non si scrive più, non si ride più, non si dorme più.
E ci sarebbe un casino da scrivere e un pochino da ridere e da dormire più di tutto.
E anche volendo pensare non so proprio che pensare, perché ci provo a guardare avanti ma capisco che non dipende da me. E non ho un cazzo di voglia di sapere se farete un bambino e forse si può fare anche a meno della stabilità. Si può giocare tutta la vita coi lego, smontare e rimontare. Ricordo che io avevo una predilezione per quelli verdi, quelli del giardino, e avevo anche le margherite che si radicavano per bene.
Ma brindiamo pure, oppure non brindiamo affatto, non aspettiamo, non alziamo il bicchiere ma portiamolo subito alla bocca. Spero che la birra abbia un po' di schiuma, di solito mi fa schifo ma da un po' mi sono abituata a quell'amaro, è un po' come il sapore che ti trovi in bocca quando ti svegli dopo una sbronza. Te lo meriti e non basta lo spazzolino.
Mi sento così, che non ho voglia di leggere e che guardare i film poi mi mette tristezza perché nella vita non va mai così, né che finiscano bene né che finiscano male. È tutto troppo impegnativo.
Anche avere un blog, anche avere dei ricordi, anche ancora.

lunedì 24 settembre 2012

È ovvio.

Quando scopro che le parole dicono esattamente quello che vorrebbero dire mi sento bene.
Le farfalle nello stomaco, gli arti informicolati, la testa fra le nuvole. È davvero così.
Quando scopro un'ovvietà, una cosa che avrei dovuto sapere da sempre, mi sento ancora meglio.
La pioggia bagna. Sono come il primo uomo scimmia, e penso che dovrebbe essere sempre così. Che c'è da stupirsi di tutto, perché alla fine non so niente.
E vorrei fosse tutto così rassicurante, come una tautologia. Mi vorrei ripetere, ma ripetere non serve a fare chiarezza. Ma ditemi che oggi è lunedì, che è mezzogiorno e mezzo, che fuori piove perché è così.
E io oggi voglio sentirmi meglio.


mercoledì 2 maggio 2012

Buongiorno amore

Alle sette e mezza la gente parla già al telefono di lavoro.
Alle sette e mezza non è più difficile alzarsi, perché c'è già il sole. Anche se non è ancora caldo.
Alle sette e mezza mi manchi terribilmente. Mi sono svegliata e non c'eri.

mercoledì 21 marzo 2012

Senza soffitto. Senza cucina.

Mi sono trasferita.
Alla fine la casa l'ho trovata, di fretta e con rassegnazione.
In casa ci sono anche un frocio e il suo chiwawa. Quel cane è così piccolo che ancora non sa a che genere appartiene, quindi possiamo dire che siamo tutti della stessa razza.
So che non sarà mai casa mia.
Ora ci attaccherò il posterpresoallasettimanafigadeldesainalondra, una foto di quando ero piccola, una della camera di Giovanni Pascoli che mi mette una tristezza infinita e non so perché ce l'ho. Ho già sparso in giro un po' di animali. La giraffa che è venuta con me in Spagna, i gufi, il piccolo nanetto di semi, i pesci da mettere al collo. C'è anche un gabbiano di ceramica ma per ora non vola perché non so da dove fargli spiccare il volo.
Il muro è da ridipingere, staccando la plastica è venuto via l'arancione di fondo. Pendono il cavo dell'adsl-che-non-ci-sarà-mai-più e un interruttore. Ma la bruttezza non sta qui.
È dover vedere tutte quelle creme che non saprei nemmeno dove mettere, nel porridge con le fragole della mattina, nel dover rispondere continuamente "no, grazie", o sentirmi dire "ci faremo un viaggetto a Madrid" dopo 4 ore che ci conosciamo, nel dover parlare.
Non ho quasi niente da dire e non ho voglia di ascoltare. E quando arriva la sera voglio solo dormire, non voglio accarezzare un chiwawa pezzato che assomiglia a una vacca mora. Nemmeno farlo giocare.
E quando mi sveglio la mattina ho lo sguardo annebbiato e i capelli in disordine. Allora li lego. Mi lego anch'io.
Mi dice che la mattina non vanno bene i biscotti perché si mettono tutti sui fianchi.
Mi dice che i miei amici mangiano pesante, scandalizzato per una pasta con i broccoli cucinatami alla sera.
Mi dice che lui non è per il gaypride, perché le manifestazioni sono per contestare, invece lì cosa c'è da contestare, l'omosessualità è normale. E poi tutto quel circo e poi ci sono anche i transessuali, che schifo.
Io rientro e lo sento biascicare uno spagnolo imbarazzante. Ha conosciuto un ragazzo di Madrid in chat. Con lui non è solo sesso. Perché qui a Milano tutti se la tirano e pensano solo al sesso sesso sesso sesso sesso. Sesso sesso sesso sesso sesso sesso.
È così patetico da non riuscire a suscitarmi tenerezza. Se solo scopasse.
In questa casa non c'era una mensola, non c'era un libro. Nemmeno il cucchiaio d'argento o cotto e mangiato.
A me torna in mente la canzone dei Endrigo. C'era una casa molto carina. Chissà dov'è.
Poi penso che devo ancora attaccare il tuo biglietto. E che quel materasso troppo molle e allo stesso tempo spinoso ti deve ancora ospitare. Ma forse il tuo biglietto si rovina su quel muro brutto. Forse arriverai tu e sarà tutto bello.


venerdì 9 marzo 2012

Pro forma.

C'è chi per riempire il vuoto parla, parla in continuazione, o conosce gente o se la scopa o chi crea.
Io tolgo. Passo la serata in compagnia della pinzetta e al mio vuoto ci do forma, lo stuzzico.
L'ho sempre fatto, anche al mare. Niente mi rilassa di più.
E visto che non ci riesco a dare forma al mio corpo obbligandolo alla palestra, alla piscina o alla dieta, spinzetto con maniacale passione.
Si tratta di raggiungere la perfezione, una perfezione liscia e sfuggente, alla quale segue la crema. Ma appena ti sembra di averla raggiunta – dopo ore, collo bloccato e gambe atrofizzate – bè, ti accorgi che è precaria, perché basta un giorno, o anche solo una luce diversa a vanificarla.
Mi sento inerme ma non abbastanza, solo un po'. Solo un po' stanca.
Vorrei che qualcuno mi prendesse per mano, aprisse una porta e appoggiando una grande valigia sul pavimento mi dicesse "sei arrivata a casa".
Anche un "non ti preoccupare di niente" sarebbe gradito, ma non esageriamo.
E quasi quasi a questo post ci metto come etichette scooter, vacanze, autunno come mi suggerisce blogspot che a loro modo potrebbero avere senso.
Comunque non sono triste so solo che ho ancora tanto da fare.

giovedì 1 marzo 2012

Al ladro.

Ho acceso il computer solo per guardarti fare il coniglio, perché continuo a ripensare a quel bacio che mi hai dato sulle scale. Non importava niente.
E poi una lunga sera di stronzate, di parole per riempire, per far passare il tempo, perché si deve pur dire qualcosa. Tanta gente per sentirsi soli, estranei.
Poi la stessa fermata, lo stesso autobus di ieri sera. Mancavi tu.